Teatro

La poesia di Alain Moreau al Napoli Teatro Festival

La poesia di Alain Moreau al Napoli Teatro Festival

Arrivano a Napoli, grazie al Teatro Festival, due spettacoli di teatro di figura dell'artista belga del Tof Théâtre. Protagoniste la dolcezza dell'invecchiare e un buffo personaggio che si costruisce la sua testa.

Alain Moreau, artista belga autore e interprete di teatro di figura che ha creato dal 1987 il Tof Théâtre, arriva a Napoli con il Teatro Festival. E’ la seconda volta che scende in Italia e la prima nel Sud, e nel festival guidato da Franco Dragone ha la possibilità di far conoscere il suo teatro di figura con due brevi spettacoli in sequenza. Nel raccolto ridotto del teatro Mercadante, con seguito e soddisfazione del pubblico, vivono due pièce che emozionano e divertono. L’elemento comune ai due spettacoli è l’idea di un teatro di figura che svela il suo meccanismo: i protagonisti, le marionette (questo il termine utilizzato dalla compagnia, in francese e così viene tradotto nel pieghevole di sala, lasciando aperta una vecchia definizione tra cos'è una marionetta e cosa un burattino), palesano e raccontano il loro legame con gli attori che danno loro vita.

In Soleil Couchant un uomo anziano, una marionettaa dimensione di uomo, guidata dal suo alter-ego che è lo stesso Alain Moreau, racconta, solo con gesti, il suo declino, il suo ultimo brindisi al sole, il rarefatto mondo della vecchiaia. In uno scenario fatto di sabbia, di paletti in legno con le bandierine di stoffa, del rumore del mare, questo uomo solo esprime il suo orizzonte emotivo. Si muove, sposta oggetti, a fatica ma ci riesce. La mano tremante non aiuta la precisione del gesto, ma è un disagio con cui non può che fare i conti, segno del tempo che passa. Piccoli gesti, come il comico pulirsi il naso con le dita, raccontano la solitudine. Come quella fede nuziale che dalla mano si perde della sabbia, che gli fa comprendere che è ora di lasciar andare anche i ricordi e che anche quella stoffa che lo legava a sua moglie va seppellita nella sabbia. A fatica si alza, si siede, si muove, fa capire il suo disappunto quando versa, per sbaglio di vecchiaia, la birra in una scarpa. L’uomo anziano agisce, quindi, non dimenticando mai di svelare il suo dialogo con il suo vero demiurgo, il suo alter-ego, l’attore, Moreau stesso, con cui condivide il percorso. Condivide con lui la birra, le carezze. E c’è un attimo in cui questo essere -due ma non due- viene svelato: quando si toglie le scarpe lo fa velocemente, non come un anziano. Un gesto che tradisce la verità della finzione, che lascia capire che mai l’attore perde la sua identità e nello stesso tempo è sempre lui che domina il suo personaggio. Anche se poi, alla fine, sarà il personaggio, l’uomo anziano, che chiederà al suo ‘artefice’ di lasciarlo solo, quando sale il vento, si avvicina il momento di quell’ultimo saluto al sole, di quell’ultimo brindisi. Tenerezza e dolcezza di un racconto della vecchiaia, che in genere non ha molto spazio, e che vive per i 35 minuti di spettacolo nei toni di una poesia agita in scena, in cui con molta semplicità il lirismo vive nelle piccole azioni.

Di tutt’altro tono, ma con la stessa capacità di raccontare il meccanismo del teatro di figura vive l’altro spettacolo: Dans l’Atelier. Da una scatola emergono due mani e un mezzo busto senza testa. Questa marionetta decide di darsi un volto e inizia a fabbricarselo. Supportato dalle sue attrici, le brave Angela Malvasi e Yannik Duret, inizia a trovare un modo per avere un " volto provvisorio" grazie al quale avere gli occhi e vedere per costruire la sua vera faccia. E’ esilarante, il pubblico non smette di ridere. La situazione che si costruisce attorno al personaggio, vivo grazie al movimento di due attrici che gli danno anche la voce di buffe espressioni, acquisisce progressivamente un tono paradossale e grottesco. Il polistirolo della faccia viene tagliato fino a creare un vero volto. Ma è un volto di un mostro cattivo che inizia a decidere di cambiare il segno del rapporto tra attore e marionetta: deve essere lui a comandare! Il vecchio volto viene distrutto, e lui esige anche di avere le gambe. Le due donne sono succubi di un violento, che a fatica e con divertenti soluzioni, riescono a bloccare definitivamente. Diciotto minuti in ritmo serrato, in cui le trovate sono tante, esplosive in tutti i sensi, e divertono svelando il magico mondo del rapporto tra creatore e creato, tra attore e marionetta. L’ideazione, la scrittura, la regia, la scenografie sono sempre di Alain Moreau.

Questa compagnia è scesa in Italia solo per la seconda volta. Un merito del Festival napoletano che apre una riflessione sulla necessità di abbattere il pregiudizio che ruota attorno al teatro di figura. Non è una forma espressiva meno teatrale, o meno significativa. Certo spesso si avvicina al mondo dei ragazzi e dei bambini, ma non certo in questo caso: lo spettacolo nasce per adulti e le risate della gran parte degli adulti presenti alla replica lo dimostrano. Non esistono generi di spettacoli di serie A e serie B, esiste solo la capacità di creare la magia reale e tangibile che fa di una sequenza di finzioni verità poetica.